Missione compiuta

Shanghai -- L'operazione "donazione del sangue" ha avuto buon esito.
La struttura ospedaliera e' impeccabile. Grande, pulita, ben attrezzata (con tanto di mini computer per ognuna delle poltrone di chi decide di sottoporsi alla plasmaferesi) e con una discreta quantita' di personale che parla un discreto inglese. L'unica cosa li per li un po agghiacciante e' stato il silenzio - e il vuoto - che regnava nell'edificio. Senza troppo esagerare, quell'ospedale e' stato uno dei posti piu' silenziosi in cui mi sia mai trovata in tutta Shanghai. Non volava una mosca e, tolto il personale, c'era poca altra gente in circolazione (ci hanno spiegato che in media, al giorno, ricevono dai 50 ai 60 donatori, una cifra effettivamente molto bassa per una citta' come Shanghai i cui abitanti, si stima, abbiano superato i 18 milioni).
Capisco si trattava di un sabato pomeriggio ma effettivamente era uno scenario decisamente insolito in Shanghai, con l'effetto un po' da brivido che trasmetteva di converso.
Di conseguenza, pero', noi quattro (stranieri) che ci siamo dati "all'avventura" siamo stati trattati da VIP. Informazioni in inglese, tour dell'intera struttura (notare che nella sala della plasmaferesi c'era persino il calcetto - sorry, particolare che noto io perche' a me piace molto e a Shanghai se ne trovano rarissimamente), inviti a diventare 'donatori volontari regolari', spilline omaggio. E, la cigliegina sulla torta - per loro, non credo tanto per noi - l'album fotografico che ci hanno fatto mentre eravamo a donare sulla poltroncina.
La prossima volta che torno, immagino troveremo le nostre foto alle pareti o sui poster promozionali!

Infermieri ed assistenti erano molto gentili. La procedura sostanzialmente s'e' svolta come in Italia, con la differenza che la prima donazione non funge da "prelievo campione" ma e' una donazione vera e propria. Al donatore, pero', viene lasciata la scelta sulla quantita' di sangue da donare (per un totale di 4 opzioni).

Benche' le sale fossero capienti, ci hanno fatto donare uno per volta - forse perche' di fatto c'eravamo solo noi e non volevano accendere troppi macchinari (o forse per avere piu' tempo per farci meglio le foto - scherzo), particolare, anche questo, che ha contributo all'atmosfera da 'brivido' generale, tra noi quattro nel mezzo di questo rarissimo silenzio totale, in questi stanzoni enormi, a guardarci l'un l'altro, uno per uno, con l'ago al polso.

A donazione compiuta non c'erano chiaramente cappuccino e croissant, o il bicchierino di Guinness che il mio amico irlandese e' solito riceve a casa dopo aver donato (la Guinness e' molto ricca di ferro). Abbiamo ricevuto prima un po' d'acqua e poi una gift bag con, all'interno, latte (di soia?), biscotti al cioccolato, un paio di altri gadget promozionali e - trovata davvero intelligente - il "passaporto del donatore del sangue" da portare sempre con se' perche', in caso di incidente, da' diritto a trattamento prioritario in ospedale!

Quattro giorni dopo mi sono arrivati, via mail, in cinese, anche gli esiti della donazione, con spiegazioni dettagliate per ogni singolo fattore e, per non perdere tempo, subito anche l'appuntamento per la prossima donazione, che in Cina si puo' fare ogni sei mesi.
Quindi, a mia insaputa, ora mi trovo prenotata per andare a donare il sangue il ... 25 dicembre 2011!