Unpacking packing unpacking packing ...
© Silvia Sartori.
Aeroporto di Hongqiao, Settembre 2011.
Shanghai – E’ più di un mese ormai che non passo a Shanghai più di tre giorni
consecutivi. Tra business trips e
viaggi di piacere, mi sto macinando 5 ore di volo ogni weekend, che potrei
quasi trasferirmi in una stanza di
Hongqiao [uno degli aeroporti di Shanghai].
Casa mia è attualmente un “caos inanimato”, una somma di valige
svuotate. La lista di cose da fare si allunga progressivamente e i potenziali
danni collaterali vengono regolarmente prevenuti o sistemati dalla signora
delle pulizie. Il mio frigo non ha molto da ospitare, tolte le scorte di
formaggi e di olive portate dall’Italia. In cucina, il boccione dell’acqua
potabile, che abitualmente mi dura due settimane, questa volta resiste da
sei. Quei giorni in cui sono a Shanghai,
poi, finisce che sono quasi sempre fuori a pranzo e cena e, per quelle poche
volte che devo mangiare a casa, mi rifugio nella mia oasi (il supermercato
giapponese) a prendere un’insalatona semi-preparata. Nel frattempo m’è scaduto
l’abbonamento della palestra e non c’è stato tempo di cercarne un’altra. Ho
perso il senso del tempo e devo guardare il cellulare per ricordarmi a che
numero del mese siamo.
Mi sento ancor più del solito George Clooney di “Up in the air”.
Sono tornata ieri notte e giovedì riparto, per ritornare poi domenica. Cinque
giorni dopo iniziano le vacanze nazionali cinesi (anniversario della fondazione
della Repubblica popolare) per cui ripartirò, anche se ad oggi non so per dove,
dopo decine di cambiamenti e coi pochi (e costosissimi) biglietti aerei
rimasti.
Certo, tutto ciò alla lunga è stancante, anche perché quando viaggi per
lavoro non è che rimanga molto tempo o molta energia per fare la turista.
Arrivo al lunedì che crollo di sonno e finisco a nanna con le galline.
Ma
sai che c’è? I love it!