Voci dal Giappone (III): Takako

Takako ed io, Tokyo 2010.

Shanghai/Tokyo -- Takako è una cara, cara amica. Ci siamo conosciute per una casualissima coincidenza, uno di quegli episodi che poi, visti a posteriori, sembrano rivelare una trama del destino e hanno condotto ad un'amicizia inossidabile, malgrado la distanza.

Takako lavora presso l'Ambasciata italiana a Tokyo. E' incredibile come riesca a trovare, quasi ogni giorno, il tempo per scrivermi, aggiornarmi e raccontarmi come proceda la vita in Giappone.
Inizialmente, come altri amici di Tokyo, anche Takako riferiva che la situazione in città non presentava particolari difficoltà, salvo le limitazioni nei trasporti e i negozi svuotati di torce e di generi alimentari pronti all'uso. "Ormai sono abituata" - scrive - "a farmi la doccia mentre il pavimento sotto i piedi balla, da giorni non dormo con il pigiama per poter scappare in qualsiasi momento."

La vera preoccupazione era (è) il reattore nucleare e il possible rischio di contaminazione.
Il 16 marzo è arrivata dall'Italia una squadra di esperti della Protezione Civile, che si è subito messa all'opera per analizzare il livello delle radiazioni presenti nell'aria di Tokyo. La loro conclusione? Non solo hanno escluso il rischio contaminazione a Tokyo ma hanno persino constatato che la capitale giapponese è meno radioattiva di Roma! Infatti, si legge in un comunicato Ansa: "I rilievi fatti dai tecnici - comunica l'ambasciata italiana - danno una radioattivita' di fondo misurata sul tetto dell'ambasciata di 0.04 microsievert/ora. Per riferimento, il valore di radioattivita' ambientale tipico della citta' di Roma e' do 0.25 microsievert/ora."

Questi giorni Takako sta lavorando a turni di 12 ore, cercando, tra le altre cose, di raggiungere tutti gli italiani rimasti nella zona metropolitana della capitale.
Il 18 marzo, infatti, la Farnesina ha confermato di voler lasciare aperta l'Ambasciata a Tokyo, malgrado le difficoltà nel Paese. Riferisce un comunicato ANSA: "Il mantenimento della totale operativita' dell'Ambasciata a Tokyo - rende noto la Farnesina - e' reso possibile dall'encomiabile abnegazione e attaccamento al servizio di un gruppo di una dozzina di funzionari, composto da diplomatici, personale amministrativo e di segreteria, cui si aggiungono l'Addetto Scientifico, l'Addetto Culturale, un esperto dell'Universita' statale di Milano, un brigadiere dell'Arma dei Carabinieri, e l'Addetto Militare, oltre al personale locale a contratto. La Farnesina fa stato che, con grande senso di attaccamento al dovere, parte del personale - nonostante le oggettive difficolta' - ha comunque chiesto di rimanere in servizio presso l'Ambasciata per garantirne la massima funzionalita'."

Tra quella "dozzina di funzionari" vi è anche Takako. Quando, il 17 marzo, l' Ambasciatore italiano a Tokyo, Vincenzo Petrone, ha chiesto allo staff se volesse rimanere in servizio o andare in congedo, Takako ha deciso di rimanere, "per sostenere la mia superiore (Capo Segreteria) italiana" - mi scrive - "e anche la mia collega giapponese. Prendo questa situazione anche come un invito dall'Eterno Padre di dare la vita per i prossimi."

Takako, che fa anche parte del Movimento dei Focolari, è sempre stata un esempio di grande forza e coraggio, e lo è ancora di più in questa circostanza. Non mi sembra mai abbattuta o sconfortata, non si lamenta della fatica e della stanchezza. Aggiunge, però, in una nota di grande tenerezza: "Di notte mi viene un po' di senso di desolazione. Pensa quanto per gli italiani che non sanno neanche la lingua. Conto sulle tue preghiere."

Sono, queste, storie e parole che non voglio commentare.
Che voglio lasciare parlare da sè.
Perchè siano la loro forza ed il loro esempio a farci riflettere.