Voci dal Giappone (I): Emiko

2008, Karuizawa. A cena con Emiko e i suoi genitori.

Shanghai/Tokyo -- Avevo conosciuto Emiko a lezione di ikebana (l'arte giapponese della composizione floreale) nel 2008. Emiko lavora all'Ambasciata argentina di Tokyo (parla benissimo spagnolo) e si occupa di tutti gli eventi artistici e culturali promossi dai due Paesi. Avrà poco più di 35 anni, vive con i genitori in una zona residenziale nell'immediata periferia di Tokyo. Una creativa per natura, ha un atteggiamento sempre positivo ed entusiasta, che non si smentisce neppure in momenti di difficoltà quali quello attuale.

L'avevo sentita domenica scorsa e m'era parsa piuttosto tranquilla. Era sconvolta da quanto era successo al Nord ma non si diceva seriamente preoccupata per il problema nucleare. Le notizie riferite dalla stampa straniera le parevano troppo allarmiste, ciò nonostante anche lei seguiva con apprensione l'evolversi della situazione che sembra aver colpito il Giappone come un fulmine a ciel sereno.

Emiko mi ha scritto questa mattina, innanzi tutto scusandosi (sic!) per il "ritardo" (2 giorni) con cui mi rispondeva.
"Sono stata molto occupata" - mi scrive - "presa tra tante cose e tenendo d'occhio la situazione che peggiora di giorno in giorno. Anche l'orario di lavoro all'Ambasciata cambia quotidianamente [l'Amabasciata ora è aperta 24 ore al giorno, quindi gli impiegati lavorano a turni adesso]. Ora devo mettere in conto due ore per andare all'Ambasciata [di solito ci impiega mezz'ora circa], perchè, per risparmiare elettricità, sono stati ridotti il numero di treni e di metropolitane, quindi adesso c'è tantissima gente nelle ore di punta, perlomeno nella linea che prendo io."

I genitori di Emiko sono anziani, eppure nessuno di loro ricorda un terremoto così forte.
Aspetto di sapere se contano di rimanere a Tokyo o di andarsene, anche perchè il padre ha avuto recentemente problemi di salute.