Cantieri e diplomazia
Avro' ascoltato oramai trenta volte questa sera, alternativamente, Le passanti di De Andre' e The dark side of the moon (Pink Floyd).
Seduta a questo desk da ufficio che guarda su una parete-finestra larga sei o sette metri, stanza d'hotel che ha un che di presidenziale, ventitreesimo piano, visuale che abbraccia un pezzo di immensa vastita' di una 'piccola' citta' cinese. "Solo" cinque milioni circa di abitanti (Roma cioe'). Sta a quattro ore di treno (super rapido) da Shanghai ma sembra di essere anni luce away dalla civilization della grande metropoli.
Seduta a questo desk da ufficio che guarda su una parete-finestra larga sei o sette metri, stanza d'hotel che ha un che di presidenziale, ventitreesimo piano, visuale che abbraccia un pezzo di immensa vastita' di una 'piccola' citta' cinese. "Solo" cinque milioni circa di abitanti (Roma cioe'). Sta a quattro ore di treno (super rapido) da Shanghai ma sembra di essere anni luce away dalla civilization della grande metropoli.
I know I've been mad
I've always been mad
Era un anno che non ci tornavo. E chi ha messo piede in Cina anche due soli giorni negli ultimi 20 anni sa quante cose possano cambiare in questo Paese in un anno.
Pensavo di sapere cosa aspettarmi - gia', quante cose pensi di sapere e di capire della Cina dopo un po' che ci stai e quanto poco ti rendi conto di poter davvero capire. Inizio a capire la validita' di quel refrain che qui senti cosi spesso, che suona all'incirca cosi: "Dopo un giorno che stai in Cina, senti di poter scrivere un libro. Dopo una settimana, un capitolo. A fine mese, una pagina." Paradossalmente, piu' ci stai, meno ti sembra di poterla capire. E' un bombardamento continuo di cambiamenti e di contraddizioni e tu, li nel mezzo, intanto diventi funambulista.
La citta' che ho davanti, e attorno, e' allucinante. Spettrale. Ce l'ho addosso. E' un ammasso di cantieri enormi, grattacieli in fieri, scheletri di palazzi a lavori piu' e meno inoltrati. Gru enormi, con neon che accecano l'orizzonte anche di notte. Strade, ponti, tutto in costruzione o ricostruzione. Ogni tratto di strada diventa un ingorgo, serve mezz'ora per fare dieci kilometri. La citta' e' cosparsa di polvere, l'aria e' intrisa di granelli di polveri. Sento continuamente il bisogno di lavarmi le mani, ho le labbra sempre secche, mi sento fisicamente ricoperta di polvere. Il fiume e' inquinato, le auto, gli alberi, i cespugli per strada si nascondono sotto strati di polvere. Non posso immaginare le statistiche sulla qualita' dell'aria.
Attraversandola in auto, oggi, mi sembrava quasi d'essere a Kabul. Tutta un pila di debris, macerie tutt'attorno, e quando non sono macerie sono enormi cantieri d'edilizia che, a confronto, quelli di Shanghai o Pechino sembrano una costruzione Lego.
Pensavo di sapere cosa aspettarmi - gia', quante cose pensi di sapere e di capire della Cina dopo un po' che ci stai e quanto poco ti rendi conto di poter davvero capire. Inizio a capire la validita' di quel refrain che qui senti cosi spesso, che suona all'incirca cosi: "Dopo un giorno che stai in Cina, senti di poter scrivere un libro. Dopo una settimana, un capitolo. A fine mese, una pagina." Paradossalmente, piu' ci stai, meno ti sembra di poterla capire. E' un bombardamento continuo di cambiamenti e di contraddizioni e tu, li nel mezzo, intanto diventi funambulista.
La citta' che ho davanti, e attorno, e' allucinante. Spettrale. Ce l'ho addosso. E' un ammasso di cantieri enormi, grattacieli in fieri, scheletri di palazzi a lavori piu' e meno inoltrati. Gru enormi, con neon che accecano l'orizzonte anche di notte. Strade, ponti, tutto in costruzione o ricostruzione. Ogni tratto di strada diventa un ingorgo, serve mezz'ora per fare dieci kilometri. La citta' e' cosparsa di polvere, l'aria e' intrisa di granelli di polveri. Sento continuamente il bisogno di lavarmi le mani, ho le labbra sempre secche, mi sento fisicamente ricoperta di polvere. Il fiume e' inquinato, le auto, gli alberi, i cespugli per strada si nascondono sotto strati di polvere. Non posso immaginare le statistiche sulla qualita' dell'aria.
Attraversandola in auto, oggi, mi sembrava quasi d'essere a Kabul. Tutta un pila di debris, macerie tutt'attorno, e quando non sono macerie sono enormi cantieri d'edilizia che, a confronto, quelli di Shanghai o Pechino sembrano una costruzione Lego.
Per poco che la felicita' ritorni
e' molto raro che ci si ricordi
degli episodi del cammino.
Tutto questo mi sopraffa. Tutto questo e' il boom edilizio (bolla? e' un anno ormai che si teme possa scoppiare da un momento all'altro), tutto questo e' la speculazione edilizia, tutto questo sono i ghiotti affari che ruotano dietro ai progetti urbanistici, tutto questo e' lo sviluppo cinese, tutto questo e' la presunta ascesa del ceto medio cinese, tutto questo e' il processo di urbanizzazione cinese. Il piu' consistente che la storia dell'umanita' abbia mai conosciuto.
And then one day you find
ten years have gone behind you
no one told you when to run
E poi, a braccetto, l'incredibile sottile arte della diplomazia cinese che mi attende solennemente ogni volta che parto per queste business trips. Ore e ore di negoziazioni infinite con autorita' di ogni genere, ognuno con la sua agenda, ognuno con la sua trama di relazioni. Nell'istante in cui ti pare d'aver raggiunto un punto d'accordo comune, tutto viene rimesso in discussione da un'altra prospettiva e si ricomincia. Non c'e' nulla che tu possa dare per scontato, ogni piccolo passo e' una conquista e una conquista da continuare a difendere e proteggere strenuamente. Ogni sfumatura va pesata attentamente prima di proferire parola perche' nessuno "perda la faccia".
E io unica laowai (straniera) nel raggio di kilometri - [e no, non sono faguoren (perche' mi prendono sempre per una francese?] - devo raccappezzarmi tra il cinese (qui e' gia' tanto se parlano il mandarino) e la mia di agenda di lavoro.
Us and them
and after all
we are only ordinary men
Mi siedo e penso che, in casi come questi, bisogna per forza di cose sviluppare la pazienza zen. Altrimenti molli tutto e parti per il Vecchio Mondo dopo un minuto e senza piu nessun lume della ragione. Per i primi cinque minuti credi davvero di impazzire, ti sembra di essere vittima di un gioco crudele, macabro e to some extent anche masochista, pensi di aver perso il senno, poi, col concorso della sopraggiunta pazienza zen o confuciana, il tutto si trasforma in un'eccezionale palestra di diplomazia.
In momenti come questi capisco - e a loro va tutta la mia simpatia - i potenti della terra che siedono a Copenhagen, che provano a risolvere il conflitto mediorientale, che tentano di scongiurare un conflitto mondiale o una guerra commerciale. Se dal di fuori sembrano tutti discorsi a vuoto, d'aria fritta, costosi lenti e inconcludenti, dal di dentro ti rendi conto di quanto siano sudati e penosi. Di quanta pressione ci stia attorno, di quanta pressione ti scarichino addosso, di quanta pressione devi imparare a gestire.
Intantio s'e' fatta mezzanotte. Domani mi aspetta un secondo round che promette di non essere certamente da meno. I'd better go to bed, tirando le tende su questa apocalittica creatura urbana che mi avvolge su ogni lato.
E ti piace ricordarne il sorrisoAnd then one day you find
ten years have gone behind you
no one told you when to run
E poi, a braccetto, l'incredibile sottile arte della diplomazia cinese che mi attende solennemente ogni volta che parto per queste business trips. Ore e ore di negoziazioni infinite con autorita' di ogni genere, ognuno con la sua agenda, ognuno con la sua trama di relazioni. Nell'istante in cui ti pare d'aver raggiunto un punto d'accordo comune, tutto viene rimesso in discussione da un'altra prospettiva e si ricomincia. Non c'e' nulla che tu possa dare per scontato, ogni piccolo passo e' una conquista e una conquista da continuare a difendere e proteggere strenuamente. Ogni sfumatura va pesata attentamente prima di proferire parola perche' nessuno "perda la faccia".
E io unica laowai (straniera) nel raggio di kilometri - [e no, non sono faguoren (perche' mi prendono sempre per una francese?] - devo raccappezzarmi tra il cinese (qui e' gia' tanto se parlano il mandarino) e la mia di agenda di lavoro.
Us and them
and after all
we are only ordinary men
Mi siedo e penso che, in casi come questi, bisogna per forza di cose sviluppare la pazienza zen. Altrimenti molli tutto e parti per il Vecchio Mondo dopo un minuto e senza piu nessun lume della ragione. Per i primi cinque minuti credi davvero di impazzire, ti sembra di essere vittima di un gioco crudele, macabro e to some extent anche masochista, pensi di aver perso il senno, poi, col concorso della sopraggiunta pazienza zen o confuciana, il tutto si trasforma in un'eccezionale palestra di diplomazia.
In momenti come questi capisco - e a loro va tutta la mia simpatia - i potenti della terra che siedono a Copenhagen, che provano a risolvere il conflitto mediorientale, che tentano di scongiurare un conflitto mondiale o una guerra commerciale. Se dal di fuori sembrano tutti discorsi a vuoto, d'aria fritta, costosi lenti e inconcludenti, dal di dentro ti rendi conto di quanto siano sudati e penosi. Di quanta pressione ci stia attorno, di quanta pressione ti scarichino addosso, di quanta pressione devi imparare a gestire.
Intantio s'e' fatta mezzanotte. Domani mi aspetta un secondo round che promette di non essere certamente da meno. I'd better go to bed, tirando le tende su questa apocalittica creatura urbana che mi avvolge su ogni lato.
che non ti ha fatto e tu le hai deciso