Shanghai calling
Fonte: http://shanghaicalling.com/pk/ |
Shanghai – Per me, uno dei punti forti del
vivere a Shanghai
(e, in buona misura, in Cina) e’ innegabilmente l’imprevedibilita’ della vita
quotidiana. Quella magia che sembra esserci nell’aria per cui mi sveglio ogni mattina
curiosissima di sapere che cosa mi accadra’ nel corso della giornata. E sicura che qualcosa di particolare
accadra’. Nel bene e nel male, intendiamoci.
Questo e’ anche uno di quegli aspetti che piu’ fatico
a spiegare a chi qui non vive, e che puntualmente mi chiede: “Ma in che senso
imprevedibile? Fammi un esempio.” E io un esempio pronto, li’ per li’, di
solito non ce l’ho.
Ma da poco me ne e’ capitato uno, eccezionale, che
calza a pennello.
Un anno fa circa, mia sorella (che era in visita) ed
io finimmo a fare le comparse sul set di un film americano qui a Shanghai . Tutto era
cominciato con un annuncio che avevo casualmente letto su una newsletter, a cui fece seguito una mini
offerta di lavoro per mia sorella, che d’un tratto venne poi estesa anche a me,
e cosi’ improvvisamente ci chiamarono che “ciak, si gira”.
Qualche giorno fa, ho ricevuto l’invito per un evento
che si teneva la sera stessa. L’ho aperto con poco entusiasmo, pensando fosse
l’ennesima serata networking di
Shanghai, e invece ho scoperto che si trattava della prima di quello stesso
film!
Il weekend
ero in una tenda mongola in compagnia di una simpatica famiglia (allargata) di
ragni, e un paio di sere dopo mi ritrovo inaspettatamente alla serata di gala
per il lancio mondiale del film, alla presenza di produttore (anzi,
produttrice), direttore e una meta’ del
cast! Adoro l’imprevedibilita’ della vita di Shanghai !!
Quanto al film, si intitola Shanghai calling e racconta le avventure e disavventure di un giovane avvocato americano che
viene spedito (controvoglia) a Shanghai ,
in vista di una promozione di carriera. Prodotto da Janet Yang, il film e’
diretto dall’americano Daniel Hsia, figlio di una coppia di cinesi originari di
Shanghai . Cresciuto
a suon di racconti su “come Shanghai sia una citta’ speciale”, cinque anni fa
Hsia decise alfine di venire ad esplorarla per cercare di capire cosa la
rendesse davvero tale. A 24 ore dal suo atterraggio si imbatte’ in uno degli ‘stranieri
storici’ di Shanghai – a cui il film si ispira apertamente - e da li comincio’
a farsi un’idea di cosa possa significare vivere in Shanghailandia. Nel cast figurano
Bill Paxton (Apollo 13, Titanic, ecc.), Eliza Coupe (Scrubs) e, sul fronte
cinese, Zhu Zhu e Geng Le. Il protagonista principale e’ Daniel Henney, che
rappresenterebbe il tipico ABC [American
born Chinese] alle prese con lo shock
dell’incontro-scontro con parte della sua identita’ (benche’ i geni asiatici di
Henney siano in realta’ coreani, non cinesi).
Confesso che lo scorso anno, durante le riprese, avevo
avuto un’impressione piuttosto deludente del
film. Da quel poco che avevo avuto modo di vedere, m’era parsa l’ennesima
americanata spicciola e scontata, piena di stereotipi. Di conseguenza, sono
anche andata a vedera la premiere con
pochissime aspettative.
Per poi venirne, invece, positivamente stupita.
Certo, cercare di racchiudere in meno di due ore le
sfaccettature della bizzarra vita di uno straniero a Shanghai e’ impresa molto ambiziosa. Cio’
malgrado, trovo che il film sia riuscito a rispecchiare con molta
verosimiglianza, la giusta dose d’umorismo (e persino un inaspettato finale a
sorpresa), tanti degli incidenti, dei fraintendimenti, delle sorprese e delle
difficolta’ della ‘nostra’ vita di ogni giorno. (Ci sono un tre-quattro cose che
ho trovato assolutamente irrealistiche ma casomai quelle, a chi interessa, le
svelero’ a film veduto.)
Oso un azzardo ma il film m’e’ parso quasi la versione
cinese di quello che Lost in Translation
fu per il Giappone.
“Quasi”, perche’ Shanghai calling ha una poesia e un’ilarita’, e
certamente pretese, indubbiamente diverse da Lost in translation ma, al di la’ delle caratteristiche produttive
dei due film, e’ il Giappone stesso ad avere una poesia e una sofisticazione
diversa da quelle cinesi (i maligni diranno che in Cina di sofisticazione
proprio non c’e’ traccia).
Comunque, di film del genere sulla Cina non se ne contano
molti quindi, se vogliamo, la soglia di paragone e’ gia’ molto bassa in
partenza.
Ad ogni modo, a tutti quelli che in Cina hanno vissuto
anche per breve tempo, e a tutti quelli che cercano di immaginarsi o mi
chiedono cosa voglia dire vivere qui, raccomando sentitamente di andare a
vedere Shanghai calling.
I primi sicuramente ripercorreranno strade e
situazioni notissime, i secondi avranno un’idea piu’ realistica di cosa ci
aspetta ogni giorno a Shanghai .
Nel bene e nel male. E soprattutto del
perche’, ad oggi, siamo ancora qui.
NB: A proposito di avvocati e Shanghai ,
ad onor di cronaca riferisco anche che - una settimana dopo la prima mondiale del film - i negozi locali di DVD gia’ dispongono di
copia piratata del
film.
“DVD piratato
di
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