Tornare
Shanghai -- Sono stata via una decina di giorni, intensi, che una volta rientrata m’è parso di mancare dalla Cina da un’eternità.
A caldo, tornare in Cina è stato (finora) un tornare al cielo grigio, con rari scorci d’azzurro.
E’ stato un tornare alla mia bella casina a dieci minuti dal centro città, che difficilmente potrei permettermi in una corrispettiva megalopoli occidentale.
E’ stato un tornare ad internet lento e censurato (niente piu’ Youtube, niente piu’ Facebook, ecc.).
È stato un tornare alle folle, sempre e dovunque (chiacchierando con una collega cinese, appena rientrata dalle vacanze a Cannes, abbiamo convenuto che, per quanto possa essere affollata la Costa Azzurra in alta stagione, è comunque poca cosa rispetto alle masse di una ordinaria giornata cinese).
È stato un tornare alla mia santa domestica, che ogni domenica ribalta le sorti della mia dimora.
È stato un tornare al ritmo e all’imprevedibilità cinesi (benché in periodo relativamente di vacanze, al rientro ho trovato tre colleghi che se ne vanno e uno da licenziare).
È stato un tornare al piccolo imperatore [come vengono chiamati gli attuali figli unici] mio dirimpettaio, che ogni mattina, puntuale ore 7.50, urla o piange ovunque sia che la nonna/mamma lo stia portando.
È stato un tornare alle bollette dai prezzi ridicoli (ho ritirato quella dell’elettricità di luglio, in cui ho usato l’aria condizionata mediamente una quindicina d’ore al giorno, per un costo mensile finale di 25 euro).
È stato un tornare ai miei parrucchieri pazzerelli da 3 euro l’ora, che mi raccontano che l’altro parrucchiere del quartiere s’è trasferito in Italia e, con aria confusa e interrogativa, riflettono: “tu, dall’Italia vieni in Cina, lui, dalla Cina va Italia …” (mentre uno di loro commenta in sottofondo: “Italia, forte per fare soldi!”).
È stato un tornare al senso di sicurezza più che totale (mentre in Italia bisognava sempre fare attenzione e certi angoli era proprio meglio non frequentarli).
E’ stato un tornare alla comodita’ dei negozi aperti quasi 24 ore (la solita collega reduce da Cannes mi raccontava che, nella sua capatina a Milano, ha trovato tanti negozi chiusi – “E’ per Ferragosto”, le spiegavo – e altri che “stranamente chiudevano dalle 12 alle 15.” “Quella (purtroppo) e’ la norma”, puntualizzavo).
(Per inciso, per il momento è stato anche un tornare al frigo vuoto.)
E intanto domani si riparte, per Pechino. Un altro "ritorno a casa" :-)