Il Viaggio
Sui binari – Dopo averlo fatto molte volte di notte (quando questa era l’unica opzione possibile), e essermi piu’ di recente affidata invece ai voli, questa
Un super rapido che collega la
capitale a Shanghai in 5 ore e mezza di viaggio, contro le 12, e poi 10, di non
piu’ di qualche anno fa, e contro l’alternativa di 2 ore di volo. Viaggiando ad
una velocita’ media di 300 km orari, copre una distanza approssimativamente equivalente
a quella che separa Venezia da Copenhagen, per un costo di 60 euro circa in
seconda classe, e di poco meno di 100 in prima.
Fuori dal finestrino, per ora si
alternano scorci di vecchi villaggi di campagna e lunghe distese di campi verdi,
piu’ spesso ocra, secchi (attualmente e’ emergenza siccita’ in molte zone della
Cina). Vaste distese puntellate qua e la’ da qualche tomba, posizionata secondo
i principi del
feng shui (una forma di geomanzia
cinese), da qualche appezzamento di foresta, da colline rocciose, da canali e
fiumiciattoli. Ogni tanto compare qualche contadino che semina, che irriga, che
vanga, che pascola qualche pecora. Immancabilmente si ripresentano cantieri di
costruzione o, altrettanto spesso, di distruzione.
“Ma perche’ prendi il treno?”, m’ha
chiesto un’amica a Pechino. “Vedrai solo grigio fuori.”
Altro che grigio. Un ventaglio di
paesaggi e di stili di vita che, da solo, ti ricorda la vastita’ e la
diversita’ di questo straordinario paese-continente.
Alle mie orecchie si avvicendano le
note di quella rock band cinese che
m’ha stregata un anno fa e di cui ho (finalmente!) trovato il CD qualche sera
fa a Pechino, in un locale underground
a cui m’ha portato un amico cinese, (la persona piu’ interessante
che abbia mai conosciuto - ma questo ad un’altra storia).
Sulle ginocchia poggia quel libro
che, con presenza reverenziale quasi scaramantica, domina la libreria di casa
mia da un paio di mesi.
La guida di un viaggio a cui, dietro
lo quinte, sto lavorando da oramai un anno e che pare ora essere
definitivamente confermato. Dopo mesi di attese, di negoziazioni, di permessi, di
ricerche e di carte, qualche giorno fa sono finalmente riuscita ad avere tutti
i placet e i via libera del caso. E quindi ora, tra
un’occhiata fuori dal finestrino, un repeat
di qualche canzone e uno scorcio ai miei curiosi compagni di viaggio, e’ finalmente
giunta l’ora di aprirla e di studiarla.
La guida del
Bhutan .
“Dove?!“, “Cos’e’?!” sono state le
risposte piu’ ricorrenti che mi sono state fatte da quei pochi a cui, finora,
ho annunciato la mia prossima destinazione.
Il loro disorientamento e’
comprensibile: facendo una ricerca qualsiasi sul Bhutan , i termini piu’ ricorrenti
che emergono sono infatti “isolato” e “misterioso”.
Posizionato, anzi, come rende meglio
l’espressione inglese, sandwiched tra
la Cina e l’India, e poco distante dal Nepal ,
il Bhutan
e’ un piccolo regno buddista diroccato sulle vallate himalayane. Ufficialmente
aperto al turismo internazionale solo dal 1974, consente l’ingresso a turisti
stranieri solo tramite agenzie di viaggio e gruppi organizzati, con l’obbligo per
ogni turista di versare 250 dollari al giorno. Una peculiare organizzazione del turismo che risponde
al tentativo tradizionale bhutanese di limitare l’impatto della globalizzazione
e dell’influenza straniera, per preservare l’identita’ nazionale.
Ai “curiosi d’Asia”, infatti, il
Paese e’ noto per la singolare invenzione, da parte del
re Jigme Singye Wangchuck alla fine degli anni Settanta, del concetto di “Felicita’ Interna Lorda”,
in alternativa al criterio internazionale, puramente eonomico, di “Prodotto
Interno Lordo”.
A tanti altri, invece, il Bhutan puo’ suonare familiare per le foto dell’ottobre
scorso, quando si sono celebrate le nozze del nuovo sovrano. L’equivalente asiatico,
per molti versi, del
matrimonio di William e Kate.
A rendere questo viaggio ancor piu’
speciale, (e sul fronte organzizativo piu’ complicato), e’ poi il fatto che in Bhutan … vado a
lavorarci!
Niente tour turistico di trekking per
me. Invece mi sono presa 3 settimane di ferie e vado a lavorare in una realta’
indigena, esclusivamente con gente del
posto. Ho anche chiesto - e ottenuto - di poter venire alloggiata non in
strutture alberghiere ma presso una famiglia locale.
Senza vanto, credo di poter dire di
essere alla vigilia di un’esperienza attualmente quasi unica al mondo: uno dei
regni piu’ isolati al mondo, e la possibilita’ di lavorarci e viverlo dal di
dentro!
Evocazioni da esploratori e
viaggiatori di secoli andati.
Un Viaggio con la “v” maiuscola.
Il tipo di viaggio che da sempre
sogno di poter fare. E che dunque porta con se’ grandi aspettative e grandi
sogni. E, assieme a loro, anche la paura che si riveli diverso da come lo sto
ricamando e, soprattutto, tanta paura che si possa presentare un qualche altro
intoppo che lo faccia saltare last-minute.
L’organizzazione, infatti, e’ stata
tutt’altro che una passeggiata.
Con il visto e l’alloggio me la sono
cavata inaspettatamente e relativamente facilmente, perche’ se ne sono occupati
i miei prossimi datori di lavoro.
A mia sorpresa, invece, il vero
grande rompicapo e’ stato riuscire a
trovare, e ad acquistare, il volo. Un volo, peraltro, molto costoso,
considerata la relativa vicinanza tra Bhutan
e Cina (di fatto, il Bhutan
e’ al sud del Tibet ). Ho passato giorni e giorni a
trattare con - e non esagero - tutte le agenzie viaggi che in Cina sono in
grado di vendere voli per e dal Bhutan, sganciati dal pacchetto turistico che
comperano tutti i turisti (e che non vale nel mio caso). Al
termine di una settimana in cui mi sono ridotta quasi in lacrime, e in cui ho
cominciato a prefigurare l’opzione di dover rinunciare al viaggio causa
impossibilita’ di acquistare un volo, sono invece riuscita a fare un collage di voli che, passando per
Bangkok e facendo uno stop-over in
India, nel giro di “una notte asiatica”, riuscira’ a depositarmi a Paro,
l’aeroporto internazionale a circa un’ora dalla capitale Thimpu.
Ancora non mi pare vero.
Ancora non me ne capacito del tutto.
Ancora non riesco davvero a crederci.
Ho lasciato una Tiananmen adornata di
coppie di bandiere cinesi e italiane (per la visita di
Monti), tra un’ora arrivo a Shanghai , a fine
mese vado a farmi un lungo weekend in una remota regione musulmana cinese e
poi, tra un mese, parto per la “terra del
Drago Tonante”.
La mia mente e’ tutta un susseguirsi
di ricordi, di pensieri, di appunti di viaggio, di note di preparativi, che si
scavalcano l’un l’altro. Un nietzschiano “caos creativo” che
quasi non mi fa dormire la notte.
Tutto deve andare liscio di qui fino ad
inizio maggio.
Wish me good luck